La J, la lupa, Milano, loghi calcio fanno discutere

La J, la lupa, Milano, loghi calcio fanno discutere

Dalla J della Juventus al lupo della Roma, fino ad oggi con l’Inter, che questa mattina ha svelato un nuovo logo. Negli ultimi anni la reintroduzione dei prodotti delle squadre di calcio, con la loro creatività e creatività di squadra, ha spesso portato al dialogo, creando un conflitto tra ‘generazioni’ di felicità, tra giornalisti e produttori di cose nuove, ma anche tra tifosi di una certa età e giovinezza, a cui spesso si vogliono rivolgere le proprie aspirazioni, in grande cambiamento.

La controversia, specialmente nei social media, a volte è dolorosa, mettendo sia in atto che fuori. I nuovi sviluppi nel gioco del calcio non sempre ottengono il contrario: la fede (applausi) è una tradizione, l’esperienza è vissuta come una punizione nello stomaco, che cancella i pensieri e lascia spazio a qualcosa di sconosciuto, può essere popolare. Inoltre, se le aziende hanno un logo stampato sul lato del cuore, ci deve essere un motivo.

È lecito scommettere che il logo dell’Inter spiegherà anche il legame, tra gli amanti di Moratti e i futuri tifosi che, soprattutto i nerazzurri, si rivolgeranno anche a un potenziale successo, capace di far dimenticare ogni separazione.

Nel 2017 il cambio in casa Juve ha acceso molto dibattito: la Regina del calcio italiano ha rinnovato il suo nome, con un restyling di stile che però si è scontrato con la tradizione della squadra decorata. Partita della Juventus e dentro il toro cittadino, con una doppia J che riprendeva le parole di Gianni Agnelli (“ogni volta che leggo la parola che inizia con J, sono contento”). Il marchio storico era stato rivisto più volte ma, in quel gennaio del 2017, c’è stato un netto distacco dal passato, una vera confusione per il futuro. La sensazione è stata sorprendente. Nessun blazone tiene quando la cultura è influenzata.

L’anno scorso, alla fine della chiusa, il Taranto Fc 1927, ha svelato un nuovo logo, caratterizzato da risate e risate. La minuscola stilistica ‘t’ e la colonna dorica, anch’essa scritta, non facilmente riconoscibile, hanno esaltato la chiarezza del pubblico e alcuni sono addirittura arrivati ​​a confrontarla con il “logo Carrefour”.

I dirigenti del Manchester City nel 2015 hanno chiesto ai tifosi di compilare un questionario all’ingresso dello stadio, contribuendo alla nascita del nuovo logo “cittadino”. Nel 2013 è stato Everton, dopo un attesissimo restyling di fan, condotto un test online per un nuovo brand.

Il criticato Pallotta Roma ha cambiato il logo, facendo sparire l’abbreviazione “Asr”, lasciando il posto all’unica parola (al mondo) “Roma”. Il processo di marketing si fa senza consultare i tifosi giallorossi. È emersa una questione irrisolta. Nel 2017 era il logo Bologna, un logo bicolore bianco e blu che compariva sulle magliette in questione. Napoli, nell’attuale regione ‘N’, secondo un sondaggio condotto online da tifosi organizzati, in molti vorrebbero risvegliare il ‘ciuccio’ apparso nelle magliette degli anni ’50 e ’60. Tra i club tradizionalmente fedeli Bayern Monaco, Barcellona e Real Madrid, tra gli altri il più vincente è il nuovo marchio del Manchester United, con un design semplice e soprattutto la presenza del diavolo rosso in stile al centro. Lo stesso vale per l’area di Liverpool, che presenta un “Courageous Bird”, un uccello artificiale, un uccello mezzo aquila, all’interno di uno scudo con un’immagine dell’ingresso dell’Anfield Road Stadium. Anche in questo caso, ci sono anche i desideri: il simbolo principale è ancora il “simbolo” di Santa Claus F.C. da Rovaniemi, un gruppo finlandese, dove Babbo Natale si è distinto in risposta alle lettere dei bambini.